Self-portrait

29 settembre 2005

Provo a uscire fuori dal mio corpo, non per chissà quale motivo, semplicemente per vedermi con altri occhi. Devo avere davvero una brutta cera ultimamente. Credo di essere una specie di cartolina del ’78 che cammina, ingiallita, fatta di colori che hanno irrimediabilmente perso il loro splendore in qualche cassetto, dopo anni di dimenticatoio.
Mi vedo camminare per strada, il mio passo è sciancato, forse solo annoiato, trascino i miei arti ad uno ad uno, senza una reale armonia. Il movimento, lo spostamento, questo è l’obbiettivo, lo perseguo senza troppa ricerca stilistica, senza eleganza. Forse è anche colpa del vino, del fatto che ne bevo troppo, a tutte le ore del giorno, non credo nemmeno di ubriacarmi più, mi può solo far star meglio.
E poi, che ci faccio con questi capelli, con questa barba, con questa faccia. Tutto è abbandonato, incolto, lasciato al caso, come una campagna dismessa, nella quale hanno preso il sopravvento i rovi e le erbacce. Mi capita di essere accusato di voler fare il personaggio, inseguendo non so quale mito maledetto, sono tutte stronzate, sono semplicemente un corpo, come sarebbe un corpo lasciato a marcire alla vita.
Gli occhi sono il mio pezzo forte, sempre rossi, stanchi, sembrano gli occhi del mondo, che non riesce a prendere sonno da qualche millennio, eppure non è il sonno che mi manca, anzi. Ma se riesci a guardarci dentro, fin dentro, in fondo, potrai vedere tutta la mia serenità. Si, perchè questo lasciarmi vivere mi culla, mi porta, poco importa se perdo il conto delle stagioni che inesorabilmente passano, per me vale solo il sole, la pioggia, il vento, le nuvole, giorno dopo giorno, ogni giorno diverso.
Perdo i contatti con i miei simili, non riesco ad incollare le mie pupille nelle loro. Solo con gli animali, i cani, o con i bambini, solo con loro riesco. Mi fissano, non so perchè, ma non sembra abbiano paura di me, mi pare quasi che mi capiscano e mi conoscano (o riconoscano). Questo mi distrae un po’.

Dormire

28 settembre 2005

Andiamo a ricevere, poi mostreremo.
Certo che è sempre più difficile cavar fuori quello che c’è dentro.
Analizzami per favore, analizza la mia testa, non c’è niente dici? Lo so, ho tutto dentro, il problema è che non riesco a cacciarlo. Potrei dire parole a caso come alieni, mamma, cretinismo, incroci perfetti solo fino ad un attimo fa.
Ti prego entra dentro, vieni a mettere un po’ d’ordine, ti pago per questo non vedi? C’avrei anche un sogno ricorrente, potrebbe anche essere un sogno costante, magari me lo ricordo solo la metà delle volte, insomma, sono aerei che precipitano, sempre mentre li guardo, estasiato. E non uscirtene con la paura di volare, amo volare, e non è nemmeno paura di precipitare. Senti, te lo do io un consiglio, non è che sia semplicemente voglia di cadere? Forse perchè ho imparato a farlo così bene. Si, si, semplicemente, senza stare a cercare nell’inconscio, esasperando il contrario dell’evidenza, cazzo, sogno aerei che precipitano, sogno di precipitare, così, senza girarci troppo intorno.
Il tuo lavoro lo sai fare bene, pilloline, sempre pilloline, ma questa volta sono più grandi come mai? Dici che sono peggiorato. Io ti dico che questa roba mi fa peggiorare, non mi fanno niente di quello che tu speri, mi aiutano solo ad allontanarmi sempre di più.
Analizzami, tienimi sotto controllo, non vorrei che mi perdessi, sono molto più lontano di quanto tu creda, ricordi, una volta sapevo sempre di cosa parlarti, ricordi? Io no.
Credo che potrei farti credere qualsiasi cosa, più mi spingo oltre più aumenta la tua eccitazione, il caso psichiatrico dell’anno fra le tue mani, non vedi l’ora eh?
Attenzione, potrei farti rimanere a bocca asciutta, lo spettro della guarigione ti fa paura?

Bellezza

24 settembre 2005

L’idea si nasconde, spesso finge di essere comatosa per vegetare dentro di me ma non muore mai, non quanto vorrei. L’idea si nasconde dietro un cappuccio verde, che nemmeno lo vedo, non dal principio, solo alla fine realizzo l’evidenza. Ma non c’è tempo per pensare, solo per confondersi, le idee, tra loro, sempre più ingarbugliate. Poi si mescolano, per diventare una massa informe difficile da padroneggiare, ma ci provo lo stesso, stanne sicura.
Poi io dimentico, sono diventato bravissimo, i fiori ci sono, ma non si vedono, nessuno li vede, io si, mi piacerebbe che fossimo in due a notarli, ma non posso chiedere ai gatti di perdere il loro istinto di predatori, sarebbe una forzatura.
Così come anche la fine, ne ho già parlato, ma non mi stancherò mai, non c’è volonta di comprendere.
Sto tornando a casa, solo, tu sei in compagnia, ma sono sicuro che ti senti più sola di me, non dirmi che quel nulla ti sembra un uomo, lo sai anche tu, lo dicono i capelli, lo dice la chioma.
Non ho niente contro la calvizia, io stesso la porterei con dignità se mai mi capitasse.
Ma insomma meritavi di più, mi dici lo stesso a me, come darti torto, però io ho scelto il poco che ho con uno spirito romantico, tu invece?
Hai optato per questo scenario solo per non sentirti in colpa, per non pensare di aver sprecato anni su anni, hai pensato che continuandone a sprecare sarebbe stato meno difficile accettare l’errore, in futuro.
Siamo qua, sono qua anzi, a pensare a come sia facile sputtanarsi una vita, credendo di avere tutte le soluzioni per non commettere mai più lo stesso errore, ignorando la mia bassezza, ignorando la pochezza dell’essere umani, dell’avere un cuore, dell’avere uno stupido muscolo che continua a contrarsi malgrado le emozioni.
C’è rumore, assordante intorno, ma destinato a sopirsi. Il silenzio ci accomunerà, i pensieri no, io sverrò, tu rimarrai con gli occhi sbarrati verso il soffito.
Due amiche inseparabili, tranquillità e inquietudine, si divideranno. La prima con me, la seconda al tuo fianco. Non sei quella che volevi, sei quella che speri di voler essere, ma i nodi vengono al pettine, perdonami i modi di dire, tutto questo ti turba, non ti invidio per niente.
Buona notte, se puoi sentirmi. Concentrati, nonostante tutto mi piace ancora credere in te, romanticamente, senza impegno.

minipost #10

21 settembre 2005

L’erba ti fa male se la fumi senza stile. (Baustelle – Un romantico a Milano)

From your favourite sky

20 settembre 2005

Mi evitate quasi fosse il male in persona, non rischiate nessun contatto con me, nè col corpo, nè con gli occhi.
Perchè vi faccio così paura? Sarà forse colpa del mio odore? Posso capirlo, in effetti non mi lavo molto spesso, l’igiene non è proprio tra le mie priorità.
Vi vedo passare, vi osservo, a volte attentamente, a volte con distrazione, è che non mi diverto nemmeno io a stare tutto il giorno con un cappello in mano a fare una faccia implorante, provando a dare un’idea di disperazione, ma non posso farci niente, mi tocca.
E ne approfitto, per studiarvi, per provare a capire il vostro mondo, che sembra tenervi così indaffarati, ma che, vogliate perdonarmi, a me sembra così vuoto e inutile.
Nel frattempo prendo appunti, scrivo, disegno, a volte ricordo semplicemente, non sono un metodico, forse è anche per questo che non sono riuscito mai a fare carriera, sono rimasto sempre in questa piccola città. Ci sono miei colleghi che lavorano in posti molto più complicati, hanno molte più responsabilità, ma anche molte più soddisfazioni, ma a conti fatti non mi lamento, sto bene dove sono.
Ci chiamate disperati, barboni, poveri cristi, sono tanti i nomi che avete scelto per distinguerci da voi, come biasimarvi, noi non siamo di questo mondo.
Vi facciamo pena, a volte, perchè siamo soli, senza nessuno, ed è vero, almeno qui sulla terra.
Perchè noi non siamo umani e non siamo vivi, siamo solo inviati, burocrati, segretari, di qualcuno molto più importante di noi, di voi, di chiunque, qualcuno che voi credete di conoscere o almeno lo sperate.
Siamo angeli, senza distinzione tra bene e male, lavoriamo tutti per la stessa organizzazione. Il nostro compito sulla terra è quello di osservare le vostre vite e prendere appunti.
Non è vero che dio o il diavolo vedono tutto e giudicano, non vedono proprio niente, siamo noi i loro occhi, siamo noi con i nostri resoconti dettagliati che decidiamo la vostra sorte, è a noi che dovete dare la colpa se le cose non vi andranno tanto bene dall’altra parte della vita.
E’ un lavoro duro, infame potrebbe obiettare qualcuno, ma necessario. E non vi affidate ai santi in cielo, vi basterebbe forse avere qualche angelo in terra.
E magari qualche monetina da gettare ogni tanto, invece del solito far finta di non vedere.

Riavvolgimento veloce

16 settembre 2005

Sono morto abbastanza vecchio, per fortuna, avevo da vivere un bel po’, conosco gente che è morta a vent’anni, alcuni anche più tardi. Quindi quello fu un vantaggio, anche se bisognava fare i conti con molti acciacchi all’inizio, debolezza, scarsa indipendenza, pisciarsi sui piedi, però insomma, un po’ di pazienza e sono cose che si superano, anche perchè nel giro di un paio di lustri iniziai a sentirmi molto più forte, addirittura anche nei miei pantaloni qualcosa iniziava a muoversi. E così pregustavo tutti gli anni che mi rimanevano ancora, conscio che a parte quelli finali, gli altri sarebbero stati un continuo crescendo.
Verso i cinquant’anni ero nel pieno delle mie forze, almeno lo credevo, consumavo droghe più costose, uscivo con donne più costose, usavo macchine più costose, avrei quasi messo un firma per restare così, ma anche quel tempo passò velocemente.
Iniziai a dimagrire, mi crebbero più muscoli e più peli, soprattutto sulle gambe dove erano un po’ diradati, verso le caviglie, capii perfettamente il meccanismo dell’amore, prima c’è la lunga fase del sesso, della noia e dei tradimenti, poi la più bella, quella dell’entusiasmo, poi nel momento migliore c’è l’inizio, dove tutto finisce, infine l’agonia del corteggiamento.
Ora ho venticinque anni, me ne restano da vivere la metà di quelli che ho vissuto, alcuni sicuramente tra i più belli, poi purtroppo mi dovrò arrendere e diventare di nuovo rincoglionito, dipendente, con un sacco di tempo libero e senza responsabilità, infine tornare a pisciarsi addosso.
E’ abbastanza semplice questo periodo, soprattutto perchè si incontrano persone ,morte da molto meno tempo di te, puoi insomma fare il saggio con cinquant’anni vissuti sulle spalle, con le donne questa cosa funziona, anche se un po’ mi sento male quando frequento questi giovani, sono tristi, come se avessero la sensazione di essersi persi la parte migliore della vita.
Ogni tanto mi capita di pensare anche alla fine, alla nascita, che ci rende tutti uguali, che riporta tutti allo stesso punto, dalla quale non si può scappare, l’unica cosa sicura.
Ogni tanto ho visto nascere qualcuno, credo si provi un forte dolore, perchè si piange e ci si sbatte, alla fine i medici credo capiscano quando non c’è più niente da fare e ti infilano in una donna, da lì in poi, nel giro di nove mesi non ci sarà più traccia di te, se non nei sogni dei vivi.
In ogni caso nessuno è mai tornato per raccontarlo, quindi non mi resta che aspettare con serenità questo momento e vivere intensamente, finchè avrò le forze, questi anni che mi rimangono.
Se si vivesse al contrario, in una specie di reverse, come andrebbero le cose?

Nel paese dove sono cresciuto siamo tutti bugiardi.
Ma non nel senso negativo del termine, anche se qui mi obbietterà che non esiste un’accezione positiva, piuttosto in maniera ingenua e fanciullesca.
Non siamo bugiardi per trarre profitto, inventiamo cose false perchè patologicamente la nostra mente è portata a fare questo.
Faccio un esempio. Mia si chiede dove sono stato, io potrei rispondere semplicemente che sono andato a fare un salto in piazza, invece me ne esco fuori con un qualcosa del tipo “sono stato a fare visita ad un amico”. Ecco una bugia senza alcun senso, che non crea nessuna difficoltà, perchè risposta ad una domanda d’uopo ma del tutto inutile, come dire, di cortesia.
Col tempo però si cresce, la vita ci pone di fronte dei bivi che non possiamo ignorare, che ci impongono una decisione, primo fra tutti è quello che ti chiede se continuerai a vivere il resto dei tuoi giorni lì o partirai per il mondo.
Per quelli che decidono di restare le cose sono semplici, possono continuare a vivere con questa strana deformazione senza dover mai porsi il problema di cambiare, tanto sarà sempre una cosa normale e universalmente accettata, universalmente almeno nel mio paese.
Per quelli che invece vanno via, tipo come ho fatto io e tanti altri giacchè il paesino di duemila abitanti non è che ti offre chissà che, la faccenda diventa maledettamente intricata.
C’è da realizzare che nel resto del mondo non si ha una visione della bugia e dei bugiardi molto simpatica, magari alla lunga può diventare un difetto che ti preclude molte strade, occorre cambiare.
E ci si riesce anche, parrebbe a prima vista che tutto è normale, ma resta un piccolo difetto: il tono della voce.
Questo resta assai beffardo qualasiasi sia l’argomento trattato, quasi come se volesse sparare una cazzata ma si contiene, riuscendoci nei contenuti ma non nella forma.
Relazionarsi agli altri diventa molto difficile, tutti ti dicono di non saper parlare con te perchè non sanno distinguere le cose serie da quelle ignoranti, tu in fondo un po’ ci godi, ti piace avere questa aura di mistero intorno.
Però alla lunga devi pur riuscire a stabilire un contatto, trovare una soluzione o un compromesso.
Per quello che mi riguarda, quando mi fanno notare di non riuscire a capire se parlo seriamente o meno, io, con faccia seriosa suggerisco di chiedermelo semplicemente. Proprio così, se non si è convinti basta chiedermi se quello che ho detto è una stronzata o meno, la verità uscira cristallina dalla mia bocca anche se dal tono non si direbbe.
A quel punto si inzia a parlare di fiducia.

Digitale per pochi

10 settembre 2005

Bisognerebbe spiegare a Berlusconi, e a quelli che per lui lavorano al digitale terrestre di Mediaset, che il 75% della popolazione non va calcolato sugli elettori di Forza Italia.
Ho il forte dubbio che per parlare di copertura del segnale digitale terrestre i conti li facciano così. Altrimenti non riesco a spiegarmi come facciano a dire di coprire quella parte di popolazione pur tenendo al buio regioni come Campania, Emilia Romagna e Toscana, che, guarda caso sono tradizionalmente a sinistra. D’altra parte sono più che coperte regioni come Sicilia, Puglia, Sardegna (anche se ultimamente gli amici sardi hanno un po’ cambiato quindi devono stare attenti) e un po’ tutto il nordest.
In definitiva il messaggio è: quelli che votano Forza Italia non sono la popolazione italiana, non tutta almeno, anche se una gran parte purtroppo parrebbe di si, sperando che le cose cambino un po’.

Salvo. Non c’è cosa peggiore al mondo di svegliarsi, prepararsi il caffè, la sigaretta e non trovare l’accendino, per poi accorgersi di non averlo più.
Per prima cosa ricorri agli accendini nella borsa dei ricordi, pur sapendo che l’ultimo ha emesso il suo ultimo sospiro dieci anni fa.
Secondo tentativo, prendi uno di questi accendini e provi a ricaricarlo col gas, anche se tutti i precedenti tentativi, e non sono pochi, sono sempre falliti.
Poi, disperato tentativo, speri di riscaldare le piastre elettriche, ma anche questo è inutile e lo sai già benissimo.
Alla fine c’è la resa, ti vesti alla meno peggio, nel mio caso infradito, bermuda e felpino, e vai a comprarlo uno, nuovo fiammante.
Per fortuna che il tabaccaio è tuo amico e ci scappa anche la chiacchierata mattutina sulle abitudini dei giapponesi.
Torni in strada, accendi la tua prima sigaretta e si torna a respirare, finalmente.

Osmosi

10 settembre 2005

E’ giunto il momento in cui una vita di vizi mi presenta il conto. Sono sempre di più le parti del mio corpo che non funzionano.
Ma io non mollo la mia filosofia naturista. Io sono il mio corpo, il mio corpo è la causa e la soluzione di tutti i suoi mali. Sono anni ormai che imparo ad abituarmi a qualsiasi tipo di dolore, sia interno che esterno, sia fisico che psichico. Mi aiuto, l’alcool serve ad anestetizzare, mi fa stare meglio.
E’ una continua battaglia tra me e i miei recettori, loro invocano il mio intervento, io non li ascolto, alla lunga sono sempre loro a mollare, semplicemente si annoiano di ripetermi sempre le stesse cose e lasciano perdere. Si organizzano, preparano l’attacco successivo, ma è tutto inutile, anche se loro non lo sanno.
Devo ammettere che in altri tempi sarei stato più spocchioso, mi sarei avventurato su campi minati quali la pretesa dell’immortalità, adesso in tutta sincerità non me la sento di scrivere di cose del genere, non mi piacerebbe essere profeta della mia stessa sventura.
Come agisco in questa situazione? Ricevo, mi rendo estremamente recettivo, tutto mi crea sensazioni, camminare sotto la pioggia battente, domare la tachicardia come fosse un’onda da cavalcare, anche un conato di vomito mi stimola, sono una pianta al sole, pronta ad assorbire tutto.
E il cuore come sta? Il cuore proprio non l’ho mai saputo controllare per questo ho smesso di ascoltarlo, si, lui si sbatte, spinge, vorrebbe farmi palpitare, ma io lo tratto come fosse una vita separate dentro di me, può fare ciò che vuole, non mi riguarda.
La cosa interessante è che in tutto questo io sembro condurre una vita normale, perchè probabilmente io sono già andato e quello che state leggendo non sono altro che fantasie che sfuggono a un corpo ormai senza vigore, che si librano nell’aria per riempire qualche pagina, a volte uno spartito, ogni tanto anche la vita di qualche altra persona.
Ma non è forse questo che saremo tutti presto o tardi?